Biologico, Cia mobilita gli agricoltori. “La Camera approvi subito la legge”

Dopo l’ok al Senato di tutto l’arco costituzionale (un solo voto contrario) è scaduto il tempo dei dibattiti sterili. Secondo i dati dell’Osservatorio SANA, in corso in questi giorni a Bologna Fiere, i consumi interni sono cresciuti del 5% rispetto al 2020 e il carrello della spesa bio degli italiani si è attestato su 4,6 miliardi di euro. Ma anche nell’export, l’Italia è la seconda nazione al mondo (la prima in Ue) e il biologico rappresenta il 6% delle nostre esportazioni nell’agroalimentare.

“E’ finito il tempo dei dibattiti sterili nel mondo della rappresentanza. La legge sul biologico venga ora approvata definitivamente alla Camera dopo il consenso vastissimo raccolto da tutto l’arco costituzionale, con un unico voto contrario in Senato”. Il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, lancia un appello alla mobilitazione di tutti gli agricoltori per stimolare la politica a fare un passo decisivo in merito alla norma sulle “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Scanavino chiede, dunque, la tempestiva approvazione della legge, visto l’ok al provvedimento a fine luglio in Commissione Agricoltura, che non ha apportato alcuna modifica al testo del Senato.

Una legge nazionale sul biologico rappresenta il pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo del Paese, come indicato dal Green Deal Ue, che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. L’Italia è, attualmente, leader del comparto in Europa con 80mila operatori e 2 mln di ettari coltivati. Secondo i dati dell’Osservatorio SANA, in corso in questi giorni a Bologna Fiere, i consumi interni sono cresciuti del 5% rispetto al 2020 e il carrello della spesa bio degli italiani si è attestato su 4,6 miliardi di euro. Ma anche nell’export, l’Italia è la seconda nazione al mondo (la prima in Ue) e il biologico rappresenta il 6% delle nostre esportazioni nell’agroalimentare.

La rivoluzione bio è, dunque, già in atto ma il settore non può rischiare un arretramento rispetto ai Paesi competitor europei, sempre più agguerriti. Tocca ora alla politica rendere pienamente applicabili i principi dell’agroecologia per consentire al biologico italiano di continuare a produrre valore per il Paese, recependo le esigenze dei cittadini e in coerenza con le diverse strategie Ue.