Cooperazione e filiera corta, Allevamento: Alfieri sostiene le battaglie Cia 

Non un incontro per parlare di filosofia o dei massimi sistemi, ma un’occasione concreta per capire insieme su quali settori investire e quali strumenti adoperare per rendere competitivo il comparto agricolo, ovvero l’autentica vocazione dei nostri territori”.

 

al-centro-raffaele-amore-cia-bn-con-franco-alfierijpgCosì il sindaco di Morcone Costantino Fortunatointroduce, insieme al presidente del CentroFiere Giuseppe Solla, il convegno promosso dalla sezione beneventana di Cia – Agricoltori Italiani nell’ambito della prima giornata, mercoledì 21 settembre, della 43esima edizione della Fiera di Morcone. E in effetti il tema di discussione scelto da Raffaele Amore, presidente sannita di Cia, centra questioni che chi opera nel settore primario affronta, direttamente o indirettamente, ogni giorno: “Zootecnica sannita: tra soccida e filiera corta; le prospettive di sviluppo nel PSR Campania 2014-2020”.

Con un valore stimato intorno ai 70 Milioni di euro l’anno, la zootecnia sannita nonostante cicliche crisi e una scarsa vocazione all’innovazione rimane un comparto fondamentale dell’economia del territorio e, ai nastri di partenza del nuovo Piano di Sviluppo Rurale, ha tutte le carte per diventare strategico. Purché si riconoscano punti deboli ed errori. Nel fare un punto sull’utilizzo dei fondi del vecchio Psr 2007-2013 Raffaele Amore infatti sottolinea con franchezza: “Poco o nulla è stato destinato ad investimenti di ampliamento delle aziende per incrementare in patrimonio zootecnico; pochissimo è stato utilizzato per progetti di diversificazione delle produzioni aziendali con l’obiettivo di aumentare il valore della produzione aziendale; infatti, la media degli investimenti nelle aziende zootecniche tradizionali è stato di circa  160.000,00 euro, con circa 90.000,00 euro di contributo pubblico” E aggiunge “La vera novità della periodo 2007 – 2013 è stata che diverse aziende hanno completamente diversificato il proprio indirizzo produttivo, investendo in grossi allevamenti ed adottando il sistema di gestione in soccida”. Ovvero una grande azienda decide trova un’intesa con un’altra (solitamente un piccolo produttore) in virtù del quale la prima fornisce mangimi e assistenza tecnica e veterinaria mentre la seconda alleva.

Grazie a questo sistema – spiega nel corso del convegno Luigi Baccari, dirigente della Giunta Regionale della Campania per il Servizio Territoriale di Benevento – si sono drenate importanti risorse del vecchio Psr e molte altre potranno essere drenate dal nuovo. Quello che serve ai produttori e allevatori locali è riuscire a costruire delle filiere corte che siano efficaci”.
Troppo individualismo rende sterile anche il miglior sistema e l’agricoltura sannita proprio non può permetterselo. Questo il messaggio che, lanciato da Baccari e ribadito da Amore, viene accolto negli interventi finali da Erasmo Mortaruolo, vicepresidente regionale della Commissione Agricoltura e dal Consigliere delegato del Presidente della Regione all’Agricoltura Franco Alfieri.
Mortaruolo, dal canto suo, ricorda l’importante operazione di “semplificazione” che i sindaci dei comuni del Sannio hanno realizzato riunendo in due soli Gal l’intero territorio. “ma questa è solo la premessa al lavoro che ci aspetta, perché non è possibile pensare di competere se nello stesso comparto zootecnico non riusciamo nemmeno a soddisfare la domanda interna della Campania”.  “Noi faremo la nostra parte – conclude Alfieri – ci impegniamo a indirizzare le risorse solo su chi davvero mostra di voler investire il proprio futuro nell’agricoltura, non daremo un euro a chi se ne occupa come seconda attività. Voi siete una grande organizzazione – dice rivolto a una sala strapiena di agricoltori Cia – e so di poter contare sulla vostra serietà per far sì che si passi da una logica individualistica a una di cooperazione. Anche perché l’alternativa è chiudere baracca”.

Lo si diceva, non un convegno per parlare dei massimi sistemi, ma un incontro di servizio che ha lasciato ai presenti (almeno trecento persone) la consapevolezza che se l’agricoltura può fare un salto di qualità ciò dipende solo da quello che decideranno di fare i suoi attori.