Etica del rispetto e innovazione, perché l’agricoltura bio esce dalla nicchia

di Alessandro Mastrocinque

E’ un settore in poderosa crescita, in barba alla crisi economica e finanziaria. Il clima di fiducia tra gli operatori tende all’ottimismo stabile. Ed è un settore legato a doppio filo con la ricerca e l’innovazione. Infine, ma non certo per importanza, dal mondo bio può venire un contributo importante all’economia campana, anche in termini di lotta alla disoccupazione giovanile.

La crescita dell’agricoltura biologica in Italia, Paese che eccelle nel mondo per export di prodotti bio, si legge anche dai seguenti dati: + 5,8 operatori nel 2013, + 5,4% della SAU biologica, un mercato che si attesta sui 3,88 miliardi di euro. E nel Mezzogiorno non c’è regione che non registri da anni variazioni significative sia per numero di operatori che per superficie coltivata.

Dietro il mondo dell’agricoltura biologica in crescita ci sono fenomeni che riguardano nel profondo gli orientamenti della società italiana. La crisi ha alessandro-mastrocinqueprodotto un sommovimento degli umori dei consumatori, dato impulso a nuovi usi e stili di vita, generato nuovi orientamenti culturali. Uno spaccato su cui è utilissimo soffermare l’attenzione.

Primo punto: l’agro-bio non è più un fenomeno di nicchia. Poggia invece sulla domanda di consumo vasto. Si incardina con l’orientamento alla spesa delle famiglie italiane nel loro insieme. Il conforto dei dati è esplicito a riguardo. Gli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati sono cresciuti in valore dell’11 per cento nel 2014, in netta controtendenza rispetto al -0,2 dell’agroalimentare nel suo complesso. Ma i consumi di prodotti bio confezionati restano concentrati su poche categorie: le prime tra coprono circa il 70% della spesa complessiva sostenuta dalle famiglie italiane.

CAMBIA LA VISIONE
Siamo quindi di fronte a un processo che è sociale e culturale, che trae origine da mutamenti del costume forgiati da sette lunghi anni di crisi economica: tramonto del lusso ostentativo, affermazione dei valori del recupero, rilancio del principio che manutenzione, sharing e qualità bastante siano anche nell’attenzione delle classi agiate.

Domanda e offerta tendono quindi a bilanciarsi. Ed ecco quindi che, quando si parla di biologico, si fa riferimento a un comparto che non ha nel mirino esclusivamente il reddito d’impresa, quanto piuttosto la forte inclinazione per la tutela ambientale e per la salute dei consumatori. Due spiccate caratteristiche che contribuiscono a profilare tali aziende, se non come imprese sociali, certamente come organizzazioni produttive in connessione strettissima con i nuovi orientamenti sociali. Esse, in altri termini, si distinguono dalle altre imprese perché hanno elevato a loro valore un principio che contrasta con l’dea tradizionale del business e cioè il codice dell’efficienza tipica dell’età industriale, che all’osso è utilitaristica: ottenere il massimo profitto profondendo il minimo sforzo.

Le imprese biologiche rispondono ad altre motivazioni oltre alla redditività. Continuano a perseguire l’efficienza per far quadrare i conti, ma non a scapito del benessere della comunità in cui agiscono.

ETICA DEL RISPETTO
Sono questi i motivi per cui il biologico è il settore che attira i giovani. Il biologico è cura, selezione, attenzione, rispetto per l’ambiente e la salute. Include un accento a principi etici che nell’era industriale sembrava sottaciuto. Fa bene apprendere che il clima di fiducia, tra questi giovani imprenditori, è decisamente positivo: non è a caso se il sentiment del biologico si riveli sostanzialmente migliore di quello di ogni altro settore d’impresa. E’ incoraggiante inoltre il dato del numero degli iscritti agli istituti tecnico professionali che si occupano del settore agricolo e alimentare: più 44% ultimo anno.

In tutto ciò non c’è niente di bucolico. I tempi del “piccolo è bello” sono finiti da un pezzo anche nel mondo rurale. Ora si punta a lanciare start up di settore, sfruttare l’e-commerce, agganciare il turismo e la green economy. L’agricoltura può contribuire ad abbattere la disoccupazione giovanile. Ecco perché va salutata con interesse la decisione del Ministero delle Politiche agricole di assicurare ai giovani 160 milioni per turismo verde, agroalimentare ed e-commerce. Chi vorrà potrà contare su mutui agevolati o a tasso zero, credito d’imposta e fondi ad hoc per agricoltori under 30.